CINQUE ANNI FA EXPO 2015, OGGI LA SPERANZA DI UN NUOVO RISVEGLIO

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albero-della-vita-expo3-1000x600A giudicare da come stiamo vivendo la nostra quotidianità in queste settimane complicate, sembra passata un’eternità, eppure oggi sono passati “solo” cinque anni dall’inaugurazione di Expo 2015.
Un evento che per sei mesi ininterrotti ha messo al centro del mondo l’Italia, la Lombardia e la città di Milano, che ha avuto modo di confermare la sua immagine di moderna metropoli europea in grado di confrontarsi degnamente con le altre realtà internazionali.
Expo 2015 è stata l’occasione di avere il mondo a pochissimi chilometri da casa e comprendere le complicate sfide dell’alimentazione e della sostenibilità ambientale, tema cardine dell’Esposizione Universale.
Sei mesi di pieno dinamismo, aggregazione sociale, incontri, scambi fra le nazioni, iniziative culturali, eventi e feste, non solo nella grande area espositiva di Rho – che oggi si appresta a trasformarsi nel MIND (Milano Innovation District), ovvero un nuovo quartiere tecnologico che vedrà la realizzazione del campus scientifico dell’Università Statale e il nuovo istituto di ricerca Human Technopole – ma per l’intero capoluogo lombardo, sia centro che periferia, e la sua area metropolitana.
A pensarci oggi, tutto questo sembra pura utopia se confrontiamo questi ricordi con le inquietanti immagini di strade e piazze vuote e silenziose a causa della pandemia, incerti di quando si potrà tornare alla normalità e riprendere ad abitare i nostri spazi aperti.
Eppure cinque anni fa, nonostante tanti “benpensanti” fossero pronti a denigrare a priori, si respirava un’aria più frizzante. Fra i cittadini si percepiva un nuovo fermento, la consapevolezza di tirare fuori nuove energie creative, e Milano una volta per tutte si è tolta la sua falsa immagine di città grigia.
Vi era l’impressione che pian piano ci si poteva risollevare da un certo torpore sociale e della crisi economica, andando nella direzione di una seppur lenta, ma graduale ripresa.

Quando ci si chiede quale sia l’eredità che ci ha lasciato Expo 2015, non penso ai quartieri, alle architetture o alle infrastrutture, ma a quel senso comune di slancio verso la modernità e di un nuovo risveglio collettivo verso uno sviluppo sostenibile.
Tutta questa fiducia nell’avvenire, dopo i primi fuochi iniziali, a mio parere è andata ad affievolirsi, ma i temi legati al “Nutrire il Pianeta” e alla sostenibilità ambientale affrontati un lustro fa, oggi sono più che mai attuali e urgenti, soprattutto ora che siamo costretti a far fronte contro questo maledetto virus.
Senza fare inutili retoriche, la speranza è che, una volta finita l’emergenza, come da un terribile incubo ci si possa risvegliare, così come nel 2015 ci eravamo svegliati e pronti ad affrontare le sfide del futuro, ricordandoci che, come cantato dal coro dei bambini nel giorno dell’inaugurazione dell’Expo con un arrangiamento del nostro Inno, “siam pronti alla vita”.

 

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