“FINANZA EFFICACE”: COME CAPIRE SE LA PROPRIA BANCA È A RISCHIO

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Dopo aver parlato di cosa è una banca e come può fallire, non resta che capire se la propria banca rientra tra quelle “a rischio”.
Questa situazione dipende da diversi fattori, in particolare anche dal rapporto che si ha con la propria banca.
Se si fa parte di quella categoria di persone che “lascia fare” alla banca, si fida ciecamente e non si informa minimamente su come stia andando il proprio rapporto con la stessa, allora le brutte sorprese potrebbero essere dietro l’angolo.
Le banche a rischio si comportano in modo simile, cercano di tenere i propri clienti all’oscuro di molte informazioni.
Ci sono due metodi per capire se la propria banca è a rischio, uno oggettivo ed uno soggettivo.

Metodo oggettivo: la funzione della banca.
Come già ho spiegato nelle rubriche precedenti la banca riceve denaro da custodire da parte dei correntisti e clienti, nel frattempo presta soldi ad aziende e privati che ne hanno bisogno.
Si crea così un equilibro che va tenuto sotto controllo molto attentamente: pochi prestiti non faranno guadagnare la banca, troppi prestiti possono portare dei rischi.
Se la banca presta molti soldi c’è il rischio che alcuni di questi prestiti non siano rimborsati. Se non “tornano indietro” chi ci rimette è sicuramente la banca. Se tanti, tutti i prestiti non tornano indietro allora a farne le spese saranno i clienti stessi.
Controllare questo equilibrio è fondamentale: il controllo viene fatto da delle società esterne (se lo facesse la banca stessa sarebbe inevitabilmente un giudizio a proprio favore).
Queste società si chiamano società di rating: il rating è il voto che viene dato alle banche.

Queste società analizzano i bilanci, i prestiti, le operazioni delle banche per poter poi dare un voto, che è espresso attraverso delle lettere.
Qui un esempio di come può essere il rating.
Tanto è più alto il voto, tanto più si può considerare sicura una banca: infatti la valutazione è più positiva se la società di rating trova che la banca sia in grado di pagare i propri debiti, di rispettare le scadenze e tutelare i propri clienti.
Chi invece si lascia un po’ troppo andare con i prestiti “non sicuri” avrà un voto inferiore perché rischia di mettere in pericolo i risparmi dei propri clienti.
Questo è un metodo oggettivo per capire se una banca è sicura: nel tempo è stato molto attaccato perché le società di rating si sospetta possano essere “incentivate” a dare voti migliori rispetto alla realtà.

Il metodo soggettivo invece si basa su un proprio giudizio personale. In particolare si può concentrare su 3 domande che ogni cliente dovrebbe porsi.
1. la mia banca ha mai cercato di “vendermi” dei prodotti di cui non ho capito la finalità o l’utilizzo facendoli passare come l’offerta del momento o prodotti “sicuri senza rischio”?
2. la mia banca è trasparente e mi dice sempre quanto pago i servizi che mi offre?
3. la mia banca mi aggiorna sul suo stato di salute, sulle operazioni che sta facendo, e su cosa succede in generale nel mondo delle banche?

Che sia sicura la banca come istituzione in sé è fuori dubbio, ma la cosa più importante è che sia sicuro il rapporto che si ha con la propria filiale, il proprio referente, consulente o chiunque sia.
Ecco come interpretare le domande precedenti.
1. Quando al Tg si sente di tragiche notizie di persone che hanno perso risparmi, nel 90% dei casi è perché gli è stato consigliato un investimento rischiosissimo. Eppure le vittime di queste tragedie sono sempre persone che non avevano il minimo sospetto che ciò che gli veniva proposto fosse così rischioso. Molte volte il prodotto è stato venduto come “senza rischi e con grande guadagno”. Questa relazione quando si parla di investimenti non esiste più, e te ne parlo qui.
2. Nei casi peggiori la banca smette di mandare la documentazione periodica dove sono indicate tutte le spese che sostieni: sono costi molte volte inutili e molto ingenti che senza saperlo paghi per i servizi che ottieni. Sono soldi vitali per le banche che non riescono ad ottenere il massimo dal proprio lavoro e cercano di arrotondare in questo modo.
3. Non si tratta di vantarsi dei risultati della propria banca, si tratta di rendere partecipe te che sei cliente in quale realtà bancaria ti trovi. Ovvio che se senti parlare della tua banca solo al tg nella categoria di notizie “cronaca” qualche domanda dovresti cominciare a fartela.
Una banca è a rischio se non si imposta un rapporto sicuro. Certo è importante sapere se è sull’orlo del fallimento, ma è molto più comune che all’interno di una banca sicura il rapporto che si instaura non lo sia.
Ed il risultato è lo stesso.

 

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