FURTI, FURTARELLI E SUPERMERCATI: ARRESTATO LADRO AL CARREFOUR, NASCONDEVA MERCE RUBATA SOTTO I VESTITI

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Carrefour Planet, il primo in Italia a Paderno Dugnano (www.paderno7onair.it)“Carrefour di Paderno”, “Centro Commerciale Brianza” o confidenzialmente, per tutti i padernesi che l’hanno frequentato quando ancora si chiamava così, “Euromercato”.
Questa la location. Il luogo in cui, Sabato scorso, un giovane romeno di 22 anni è stato “pizzicato” a rubacchiare. Il ragazzo si aggirava tra le corsie, infilando prodotti vari nelle tasche e sotto agli indumenti, collezionando articoli per un valore totale di ben 600 euro. Forse, proprio a causa del volume del suo abbigliamento “ripieno”, il giovane è stato notato dai vigilantes del supermercato che hanno provveduto a un’immediata segnalazione. Pochi minuti dopo, lo stesso romeno è stato accolto in cassa direttamente dai Carabinieri, che l’hanno arrestato. In attesa di processo per direttissima, oggi si trova in cella con l’accusa di furto aggravato.

Non è la prima volta che assistiamo a furti e furtarelli di varia entità, anche in altre aree del territorio e soprattutto in modi alquanto fantasiosi. Basti pensare che solo l’anno scorso le cassiere del SuperDì trovarono, nascosti tra le corsie, i supporti di polistirolo che servono a confezionare la carne fresca per poi scoprire che alcuni gruppi di donne nomadi erano solite visitare il supermercato e nascondere intere bistecche sotto le loro lunghe gonne. Per quanto riguarda i cacciatorini (che mancavano altresì all’appello inventariale) lasciamo immaginare al lettore quale fosse la dinamica di occultamento.

Io stessa ho assistito all’attuazione di un agile piano di furto: ieri al Lidl di Nova Milanese, ore 13.45 circa, sei donne rom (e scusate se per chiarezza uso questo termine al posto di “traveller”, come vorrebbero gli ultimi neologismi) si sono fiondate tra le corsie, gridando da uno scaffale all’altro nella loro lingua madre. Nel tempo in cui io ho esaminato due qualità di caffè queste signore hanno preso diversi articoli dagli scaffali. Una di loro si è recata in cassa, mentre le altre cinque si sono fiondate fuori dal negozio, scavalcando i tornelli dell’ingresso. La giovane rimasta all’interno ha tenuto impegnato l’unico cassiere presente pagando un chilo di zucchero, mentre le altre si sono volatilizzate in pochi secondi. Quando faccio presente il problema ai commessi, loro allargano le braccia e mi rispondono con un: «Non riusciamo a star dietro a tutto, purtroppo sono veloci e conoscono gli orari in cui c’è meno personale, succede spesso. Siamo abituati».

 

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