Questa è oggi la città di Milano alle ore 17, il primo giorno lavorativo post decreto-legge del 7 Marzo 2020, che di fatto chiude i confini Lombardi e isola altre 14 Province del Nord Italia.
Piazza Castello, come potete vedere dalla foto è praticamente vuota, avvolta in un clima surreale, quasi ferragostiano.
La vicina Via Dante è ancora più deserta, con la maggior parte delle attività commerciali in completa stasi, di cui molte con le serrande abbassate.
Qualche bicicletta di passaggio e pochi pedoni, sotto stretta sorveglianza delle Forze dell’Ordine ben presenti in zona.
Forse la foto di Piazza Duomo è ancora più emblematica come immagine, di solito caotica e sovraffollata di turisti e pendolari che scattano verso i mezzi pubblici. Oggi invece è stranamente calma e silenziosa, ammantata da un alone di tristezza che pervade i pochi visitatori presenti, più che altro distratti da chi passa con guanti in lattice e mascherina, invece che impegnati a farsi i consueti selfie sotto alla Madonnina.
Milano oggi sopravvive così, con sguardi fugaci dei pochi presenti all’aperto, tutti a cogliere un possibile starnuto o colpo di tosse, attenti più di ogni cosa a mantenere la distanza col prossimo, come se solitamente noi milanesi non fossimo già scarsamente socievoli verso gli estranei.
Dicono di noi che siamo gente fredda e che guarda solo al business…forse in parte è vero, ma oggi abbiamo anche la tensione sui nostri volti, consapevoli che siamo disarmati di fronte a questo virus, che sta distruggendo non solo le vite dei più deboli, ma anche la nostra fragile economia.
Ci chiedono di non mollare, come se mai lo avessimo fatto in precedenza, con la crisi del terrorismo internazionale, con il crollo economico del 2008, con la sempre costante minaccia della recessione, con i controlli in città da parte dei militari armati di fucili mitragliatori, in coda in mezzo al traffico, sempre e costantemente, anche solo per entrare a bere un caffè da Starbucks.
Siamo un popolo forte e combattivo, non c’è bisogno di ricordarcelo, siamo una Città che non si lascia abbattere, consci del fatto che non sarà certo un virus a demoralizzarci o a farci cadere in ginocchio.
Però non dimentichiamo nemmeno chi ci ha abbandonato al primo segnale d’allarme, dopo tutto quello che abbiamo sempre fatto per tenere a galla il resto dell’Italia con i nostri sforzi e il nostro lavoro.
Milano uscirà da questa grave crisi, non indenne, ma certamente con maggior forza e consapevolezza in sè stessa.
E chi sarà rimasto qui, a lottare fino all’ultimo, dovrà essere messo in condizione di poter ricominciare senza essere penalizzato ancora da questo Governo di cialtroni, che non riesce nemmeno a gestire un chiosco di bibite al Parco Sempione in piena estate.
A Paderno Dugnano, la mia casa per tanti anni, va il mio pensiero più affettuoso, vicina a dove ora dimoro, ma così lontana in questi giorni in cui il mondo sembra impazzito di colpo.
Sembra ieri che siamo passati da un messaggio dei nostri governanti a non avere paura, ad uscire e vivere come se nulla fosse, a frequentare i locali e mangiare senza timori in Via Sarpi (il quartiere cinese di Milano), mentre oggi ci chiedono di non uscire più di casa, nemmeno per andare a lavoro.
Siamo passati da scene patetiche di gente che ha saccheggiato i supermercati, nemmeno fossimo in zona di guerra, all’esodo imbecille dei tanti rimbambiti (!) che si sono affollati nelle stazioni per abbandonare Milano e portarsi così dietro il virus verso le destinazioni al di fuori della Lombardia.
Ora, cerchiamo di accantonare la stupidità e riprendiamo il buon senso, cercando di cooperare affinchè questa situazione di crisi cessi il prima possibile.