MILANO-LIMBIATE, ORA LA POLITICA FACCIA SERVIZIO PUBBLICO

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atmLa chiusura della tranvia Milano-Limbiate, una delle ultime linee interurbane ancora in funzione in Italia, è stata scongiurata, almeno per ora. Di certo le prospettive non sono tra le più rosee, a giudicare dagli esiti della riunione di Giovedì 20 Aprile a Milano tra Comuni, Città Metropolitana, Provincia di Monza e Brianza, Ustif, ATM e Metropolitana Milanese.
Di positivo c’è che è stato garantito il proseguimento del servizio anche oltre il 30 Aprile, data in cui Ustif aveva stabilito l’interruzione dell’esercizio per ragioni di sicurezza. Di contro, per gli stessi motivi legati alla sicurezza dell’infrastruttura, il servizio verrà ridotto con due soli tram, anziché quattro, ed integrato con autobus.
L’assemblea inoltre, ha deliberato che la circolazione dei tram sarà sospesa dal 10 Giugno al 10 Settembre per permettere le operazioni di messa in sicurezza della linea che riguardanti solamente la segnaletica stradale, gli incroci e i passi carrai. In tal modo, in concomitanza dell’avvio del nuovo anno scolastico, il servizio tram riprenderà, però sempre in modalità ridotta e proseguirà per circa due anni e mezzo, ovvero il tempo necessario per poter approvare il progetto esecutivo di riqualificazione per il quale il Governo ha confermato lo stanziamento dei 59 milioni di euro, a cui si aggiungono i 40 stanziati da Regione Lombardia ed Enti locali interessati.

Col passare dei giorni, quando sono state definite in dettaglio le modalità del servizio provvisorio, le perplessità e preoccupazioni tra i pendolari sono comprensibilmente aumentate.
Dall’1 Maggio fino al 10 Giugno la circolazione dei due tram verrà spezzata in due tranche con trasbordo a Cassina Amata, dove c’è il raccordo della linea: i pendolari saranno costretti a scendere dal tram e salire sull’altro. La velocità massima inoltre, sarà ridotta a 30km/h e a passo d’uomo in corrispondenza di ogni attraversamento non protetto da semafori. È palese che queste modalità di viaggio provocheranno gravi effetti collaterali: prolungamento dei tempi di percorrenza, gestione confusionaria sull’utilizzo di due diversi mezzi di trasporto e stress da parte dell’utenza.

Purtroppo viene da pensare che si tratti di un piano realizzato ad hoc da ATM, da tempo “allergica” al ferro, per disfarsi lentamente dell’infrastruttura vista come un fardello per la municipalizzata. È noto infatti, come negli ultimi decenni ATM abbia contribuito alla chiusura di numerose strade ferrate storiche in favore del trasporto pubblico su gomma che favorisce un notevole risparmio economico, in termini di gestione e manutenzione, all’azienda milanese.
Consci delle condizioni precarie della tranvia e dei continui ultimatum dell’Ustif, fa sorridere che ATM non sia stata in grado di preparare un concreto piano di sicurezza: giravano voci sulla sostituzione dell’impianto elettrico, invece sono stati proposti solamente interventi puntuali, seppur utili, sui passi carrai; questa soluzione non basta.

In sintesi, si prospetta uno scenario grigio per il futuro della Milano-Limbiate, però bisogna constatare un fatto: all’inettitudine di ATM, per una volta sembra che la politica sia concorde unanimemente nel voler salvare il tram e soprattutto di volerlo riqualificare dignitosamente.
Le risorse questa volta ci sono e non sono a rischio dirottamento, quindi laddove ATM tentenna sia la politica, in tutti i suoi gradi e colori, a svolgere servizio pubblico.

 

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